DAICHESPIANA
  DA TORRAZZA A DIANO MARINA - IL RESOCONTO
 
ED ECCO IL RESOCONTO, QUELLO DELLA NOSTRA BRAVISSIMA VALERIA

Il primo ricordo di questa escursione appartiene ancora al 2013, di preciso al 22 dicembre, ritornando dal Faudo, Ivano mi raccontava del nostro entroterra pieno di tesori e diceva due parole che mi rimarranno impresse:Torrazza-Cervo.


Le mulattiere ormai sono state sostituite da sentieri e strade che non collegano solo due punti ma racchiudono storia e pezzi di vita di milioni di persone che in centinaia di anni le hanno percorse. Fede, commercio, lavoro e quotidianità intrecciate perennemente tra di loro.

Arrivo quindi al punto d'incontro con il mio fagotto di entusiasmo e quando scopro che saremo in 61 sono ancora più felice per Mirko e Ivano.

Il verde degli ulivi e l'aureo mattutino del sole lambiscono la Chiesa di San Giorgio e il canto profondo di un frate con il volto severo spengono le voci e fanno sgranare gli occhi: davanti a noi ci sono mura con più di 1000 anni di storia.

Ora non sarà più solo il giallo della nostra stella a farla da padrone, ma quello del nostro gruppo, delle frecce dipinte di vivida vernice, delle ornamentali e profumate mimose e della conchiglia stilizzata sulle piccole e lucide piastrelle blu simbolo del pellegrinaggio.

Passato Clavi, il sentiero si allarga e mi sorprendo nel vedere un piccolo angolo a me sconosciuto: il mio sguardo segue lo scorrere dell'acqua che si allarga in un'ansa circondata da canne ormai secche e prosegue sotto un piccolo ponte mediovale in pietra costeggiando la Cappella di San Martino.

Dalle piccole finestrelle sbirciamo l'interno della chiesetta per vedere il pavimento selciato di pietre rotonde.

Tra l'erba e gli asparagi selvatici saliamo verso i Coppi Rossi, scolliniamo sopra Bastera e tra le fasce arriviamo a Caramagna.Il piccolo rio con il nome dell'ononimo paese non si fa attraversare, così non ci resta che seguire la strada asfaltata.

Il sole ora è alto e si riflette nei vetri delle case che costeggiano Strada Ciosa. Ora l'arredamento urbano sostituisce quello naturale....

Man mano che saliamo le ville spariscono, gli ulivi tornano padroni della terra e l'asfalto si sgretola,perdendosi in uno sterrato qua e là ancora fangoso per la troppa pioggia dei giorni precedenti.

Ai bordi della nostra via spuntano le prime orchidee selvatiche con i loro vanitosi colori e sopra di noi si staglia nella sua austera eleganza il Santuario di Nostra Signora delle Grazie di Montegrazie.

Su questo luogo meraviglioso non voglio scrivere nulla, sono sicura che ognuno di noi ha dei ricordi legati ad esso: felici o tristi che siano...pensateli....Il mare da un lato e le cime innevate dall'altro.

Ritorniamo sull'asfalto e dopo qualche piccola rampetta, la strada si fa dolce e sinuosa. Arriviamo sopra Sant'Agata solo per sbirciarla un attimo dall'alto, il cammino punta dritto verso il mare e scende fino alla Tenuta Agricola dei Bardellini. Il piazzale diventa la nostra sala ristorante e tra uno sgabello e un rimorchio per barche ognuno trova il proprio posto.

Dopo la foto di gruppo( E CHE GRUPPO...61!!!!) ci tuffiamo in mezzo ai vigneti e seguiamo il sentiero che nella parte finale diventa un piccolo rio costringendoci a tirare fuori il piccolo Rambo che c'è in ognuno di noi per non cadere in terra.

Continuamo a scendere per via Fontana Rosa, via Sant'Agata e la Strada dei Francesi.

Una scalinata di cemento scende ripida sopra Barcheto trasfomandosi in un verde sentiero e per ultimo in graziose scalinate che tagliano il paese. Di fronte a noi L'impero scorre come le macchine sul viadotto dell'autostrada che taglia il cielo sopra di noi.

Ora le frecce gialle diventano un gioco tra strade per noi ormai banali, anche se il camminare a lato della quotidianità ci permette di vedere tutte le cose in una prospettiva diversa. Scopriamo così un balcone fiorito o angolo mai notato.

Dopo lo stadio una scalinata ripida, che poi si trasforma in strada, ci lascia senza fiato: febbraio è dimenticato per un attimo...sembra primavera inoltrata.

Il gruppo si ricompatta di fronte alla Chiesa di San Luca e riprende il cammino sempre sull'asfalto.

Eccoci arrivati a Diano Gorleri, la strada spiana e la vista si apre sul Golfo Dianese. Altri ricordi di fronte a noi: escursioni, giornate al mare.....

Il manto stradale ormai la fa da padrone e ci tocca seguirlo fino a Diano Serreta.

Li ci aspetta il primo regalo di Ivano. Tra le calde luci delle mura delle case e le cascate di fiori dai balconi possiamo visitare l'interno della Chiesa di Sant'Anna. Lo stile barocco ha riempito questo piccolo luogo di culto in ogni suo angolo.

Ripartiamo verso Diano Calderina passando tra qualche fascia e la strada. La discesa ci porta nel paese e termina sotto una piccola volta nel piazzale della Chjesa di San Giacomo. Ecco il secondo regalo, possiamo visitare l'edificio e la piccola casa adibita all'ospitalità dei pellegrini.

La ricchezza della precedente chiesa è sparita, gli elementi decorativi sono scarni e i pochi non depredati dall'avidità dell'uomo non bastano a riempire il bianco delle mura. In un angolo in silenzio il busto ligneo ormai crepato nei suoi colori conserva una reliquia del santo,in un altro una magnifica antica fonte battesimale in marmo.

La giornata è giunta quasi alla fine e nella discesa il gruppo si sfilaccia. Io sono tra coloro che scendono per Via Calderina, perdendomi il passaggio dal Ponte Romano.

Vorrei che tutti si concentrassero sul significato del cammino e non sulle andature e le polemiche: le frasi e le parole possono identificare un momento, una sensazione o un'intera giornata, ma è l'attimo vissuto che lo rende speciale, unico e inequivocabilmente soggettivo. Quindi dentro di noi, al di fuori delle regole che è giusto comunque che ci siano, ognuno vive queste esperienze individualmente ma qualcosa ci unisce e penso che Piera abbia colto il significato di questo legame scrivendo una frase bellissima :

"La gita non e" stata perfetta? L"amicizia porta anche a questo,ma e" l"amicizia che distingue i D.C.S da tutti gli altri.Mirko non pensare alla perfezione ma pensa che 60 persone hanno scelto di passare la domenica con te e Ivano "

Valeria



ALCUNE RIFLESSIONI DI MIRKO

Il mio non é un resoconto ma una serie di riflessioni su questa che é stata la gita che ha visto il maggior numero di partecipanti da sei anni a questa parte.
In un certo senso siamo orgogliosi di questo avvenimento che é il risultato di anni di organizzazioni, di telefonate, di serate trascorse a parlare di percorsi etc, ma siamo "preoccupati" da certi numeri e ci siamo resi conto che determinate gite . vuoi per la lunghezza, le difficoltà e appunto per la quantità di adesioni devono essere organizzate diversamente in modo tale che tutti traggano profitto dal camminare con i dcs. Ma su questo discorso ci torneremo, quello che volevo dire io invece é, che se, come sempre, mi propongo come colui che sta indietro con gli ultimi, avrei dovuto anche immaginare che in percorsi come quelli della gita di cui sopra,e con un così alto numero di partecipanti, prima o poi sarei rimasto da solo, con un gruppetto di ritardatari e il fatto che ci siamo, per così dire, "persi" é solo per colpa mia, perché se io avessi, non dico tutto, ma fatto la parte dell'itinerario che non conoscevo ciò non sarebbe successo. Questo mi servirà da esperienza per prossime gite e chiedo scusa per i malintesi, i ritardi e gli equivoci generati per una mia troppa superficialità nell'affrontare questo mio compito. 

Mirko